Primo album per gli ATARI, una nuova realtà dal sud della penisola che negli ultimi anni si è fatta notare soprattutto per il suo profumo di Francia. Inserendo questo disco nel lettore sembra infatti di inoltrarsi in quelle atmosfere sviluppate dai primi Digitalism, quei meandri della musica elettronica contemporanea dove spazio e tempo perdono le loro più recondite concezioni.
L’occhio, anzi, l’orecchio volto agli anni ‘80 si sente, si riconoscono alcuni spunti riconducibili a Gahan e compagnia, soprattutto nelle prime tracce, per quella sua personale acidità che accompagna i cambi ritmici, che solo gli amanti veri e propri saprebbero riconoscere, e che qui velatamente si lascia intravedere, “intrasentire”.
Collaborazione di spicco quella di Pone uomo da mixer di cui abbiamo già ascoltato inconsapevolmente il lavoro con svariati dischi degli Almamegretta. Consigliato il video di If My Brain Was A Program, il singolo: un brano degno di band affermate.
Disco da avere, soprattutto se sulla mensola sarà in compagnia di Justice, Ladyhawke, del nuovo Digitalism. Insomma, merita un ascolto di un certo tipo, e può causare dipendenza.
Stefano Rassu
anche su Toylet Magazine:
http://www.toylet.it/2011/16405/atari-can-eating-hot-stars-make-me-sick.toy
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